Jean Pierre DURIEZ

« Voglio fare il pittore »

Nel 1969, Jean Pierre Duriez, un giovane parigino ventenne con una grande passione per l’arte, incontra Pablo Picasso e, dicendogli “voglio fare il pittore”, si presenta a uno dei più grandi artisti del XX secolo.

Questo incontro determinerà il suo percorso artistico a cominciare con le lezioni del pittore giapponese Matsui Morio presso lo studio Singier de l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi,  che gli fece esplorare il mondo della pittura più da vicino.

Non appena vide i primi lavori di Duriez, riconobbe subito la sua manualità nel disegnare i volti e lo incoraggiò a continuare su quella strada aprendogli gli occhi su un universo di colori, tecniche ed espressioni artistiche che non avrebbe mai immaginato.

Grazie a Matsui Morio, Duriez ha iniziato a vedere la pittura non solo come un’abilità tecnica, ma anche come un mezzo per esprimere la sua anima e le sue emozioni più profonde e oggi è un pittore affermato, le cui opere sono esposte in gallerie e collezioni private di tutto il mondo.

La sua carriera è un testamento alla potenza della passione e della determinazione ed un esempio per i giovani ai quali dimostra che con il giusto mix di talento e dedizione, i sogni possono davvero diventare realtà.

Durante il suo percorso, Duriez ha coltivato molte passioni artistiche, tra cui il cinema, la sceneggiatura, la scenografia, la fotografia e il teatro esplorando e manifestando così la sua creatività in vari campi artistici.

Tra queste un posto di rilievo lo occupa l’arte della cucina che lo ha portato ad aprire un ristorante-galleria in Francia, noto come “Les Coulisses du Vieux-Sèvres” e poi alla realizzazione di una serie di docufilm che rappresentano grandi hotel e ristoranti del mondo.

Durante le riprese, Duriez ha avuto l’opportunità di incontrare numerosi chef stellati che sono diventati una fonte inesauribile di ispirazione per le sue opere arricchendo non solo la sua passione, ma anche la sua comprensione della cucina come forma d’arte, capace di unire persone e culture diverse.

Le sue opere, spesso ispirate a questi incontri con chef e ristoratori, continuano ad essere esposte in varie parti del mondo, riscontrando grande apprezzamento perché la sua capacità di trasmettere attraverso l’arte, la bellezza e la complessità della cucina, ha conquistato il pubblico e la critica, consolidando la sua reputazione sia come artista che come appassionato di gastronomia.

Duriez, il cui nome riecheggia nel mondo dell’arte come un maestro della pittura, ha sempre avuto una vita intrisa di creatività e passione e, nonostante la pittura sia stata il leitmotiv della sua carriera, non ha mai trascurato il suo amore per il teatro e, in particolar modo, per il cinema.

Questo amore per le arti performative non solo ha arricchito la sua espressione artistica, ma gli ha anche consentito di costruire legami profondi e significativi con alcune delle figure più influenti del panorama artistico italiano e internazionale. Tra le sue amicizie più celebri troviamo quelle con artisti di grande calibro come Vittorio Gassman, Renzo Arbore, Ben Gazzara, Lando Buzzanca, Andy Luotto, Mario Adorf, Adolfo Celi, Paola Borboni, Marisa Laurito, Giuseppe Tornatore, Francesca Archibugi, Gianfranco De Bosio.

Si annoverano poi l’economista Pasquale Persico, i giornalisti Claudio Angelini e Elizabeth Missland, il gallerista Tony Porcella, gli scrittori Aldo Tassone e Francoise Pieri e tanti altri che hanno trovato in Duriez un amico e un collaboratore stimolante.

Queste collaborazioni e amicizie hanno permesso a Duriez di infondere nelle sue opere un’energia vibrante e una profondità emotiva che riflettono le influenze incrociate delle varie forme d’arte.

“Sono nato a Pigalle ma mi piace Napoli e a Trastevere è iniziata la mia vita artistica”, questa affermazione di Duriez evidenzia inoltre il suo particolare e profondo legame con l’Italia che è sempre stata una fonte di grande ispirazione per la sua arte. Che si tratti di dipingere una tela, scrivere una sceneggiatura o creare un piatto gourmet, Duriez riesce sempre a lasciare un’impronta indelebile, testimoniando il suo talento e la sua passione per l’arte in tutte le sue forme e rendendolo una figura influente e rispettata nel panorama artistico internazionale.

What they say about him

Jean-Pierre always vibrates for the inner movement of beings, a little Chagall, a little Soutine himself. Jean-Pierre speaks in pictures, they project in his mind and when he speaks the images are formed around him.

A bit expressionist, a little surrealist, Duriez makes art “a school of vision”. And he grabs sequences of images that are the mystery of simplicity.

When the paintings of Duriez come alive, the cooks, the musicians, the bishops, and the girls of bad life that he throws on the canvas, they become the children of the image civilization, the characters of an Italian film eternally filming.

His painting, always rich in roots and secrets, succeeds to make us feel the breath of soul behind the mask of the people, but also the things portrayed that Duriez « collects » through the influence of artists such as Chagall, De Chirico or Matisse.

« You didn’t leave the cinema for the world of painting, because you were born a painter. »

To be an artist is to possess this inner world that reflects reality through a sharp gaze of ogre able to swallow everything and then spit it transformed into matter to dream. You are an artist, Jean-Pierre, a magician who continually reinvents reality, your reality, through your protean experience.

Duriez’s drawings are the honesty of art. As the sculptor Patrizia Grieco says, « the drawings of Duriez seemed to be a breeze, but in reality, are a tornado, artistic contamination was inevitable. » Result: according to the drawings of Duriez and painted by him, 40 busts were born in the antique furnaces of Rufoli (1479). Duriez creates antibodies with his drawings and paintings to combat the melancholy of the digital.

Picasso said he spent his whole life looking “to draw like a child”, to find the very first, spontaneous gesture. Duriez never lost it.
What is this famous child gesture? A confident, innocent artist stroke, without calculation or even thinking, almost without reason, where reason in any case has no other place than desire and dream.
Duriez wakes up in the morning and says, “I had a dream”. Or: I don’t know why, but I thought of that. This « that » is almost manifested as a daydream. It can be someone familiar or not that arises, the taste of a good meal on the tip of the tongue, the detail of a garment, a specific color, a fool in the subway, a dazzling memory of theater or cinema, funny and strange faces everywhere, as well as anecdotes back from the past…
Then he goes to his Studio.
At the door, he leaves his adult’s eyes and brain with their strata like a « mille-feuille » that hold fears and inhibitions in his sticky nets.
Instead, from the depths, emerge his childish soul and gaze, like a little but powerful devil gushing out of his box!
This is the moment when the artist puts on his painter blouse that hides in its doublet as a magic cape the secret of the first wonder.
Now he is ready to draw the dream of the night or the thought of the day.
All he has left to do, now, is just to let himself be guided by his hand and its mystery, and nothing else, since his brain is asleep like a cat rolled into a ball on the doormat. Don’t wake him up… And let’s have a dream with him, Jean-Pierre DURIEZ. Let us be carried away by his unique, greedy, playful, generous, and quirky style, let us make a poetic journey in the heart of his funny humanity.